La questione della trasformazione giuridica della Scuola da IPAB (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficienza) a Fondazione di diritto privato, si è posta a partire dal 2005 ed ha impegnato il Consiglio di Amministrazione per molto tempo con discussioni ed opinioni non sempre univoche, stante la complessità del tema e la difficile scelta da compiere.
Del resto bisogna ricordare che la questione legata alle IPAB è stata in evidenza negli ultimi cinquant’anni, nel quadro del processo di riordino delle competenze amministrative tra lo Stato, gli Enti Locali e gli altri Enti minori presenti sul territorio.
Il provvedimento legislativo più significativo a livello nazionale in materia di deleghe e trasferimenti di funzioni amministrative è dato dal DPR 616/1977 bocciato però nelle parti dove prevedeva il trasferimento delle competenze delle IPAB agli Enti locali (sentenza della corte Costituzionale num. 173 del 30/07/1981).
Negli anni successivi prese il via la legislazione regionale per sopperire al vuoto legislativo nazionale e completare il processo di riforma. In tale nuovo ambito il percorso di trasformazione della scuola G. Raisini ha avuto come riferimento le disposizioni della Legge della Regione Emilia Romagna num. 2/2003, la Deliberazione del Consiglio Regionale num. 623 del 9/12/2004 e la Deliberazione della Giunta regionale num. 284 del 14/02/2005).
E’ bene precisare che la trasformazione giuridica della Scuola ha rappresentato un obbligo ben preciso, dettato dalla normativa regionale visto il possesso dei requisiti minimi richiesti.
Due erano i percorsi allora ammessi:
- trasformazione/unificazione con altri Enti e costituzione di una ASP (Azienda Pubblica di Servizi)
- Autonoma e volontaria trasformazione in persona giuridica privata (Fondazione) ai sensi delle disposizioni previste dal DPCM del 16/02/1990, considerato che la Scuola era già in possesso dei requisiti richiesti, cioè era una “Istituzione promossa e amministrata da privati”, giusto lo Statuto vigente.
Le ASP rimanevano istituzioni pubbliche mentre le Fondazioni avrebbero assunto la forma giudica privata e sarebbero state regolate dal Codice Civile e dalle Leggi regionali di riferimento.
E’ proprio su questi due percorsi, così diversi e comunque vincolanti, che il Consiglio di Amministrazione in carica fu chiamato a decidere.
Circa la fattibilità del primo punto risultò difficile esprimere valutazioni di merito anche perché la Scuola – da sola – non era in possesso dei requisiti richiesti dalla Regione “sul versante economico e funzionale” per giustificare una scelta tanto forte e quindi, gioco forza, avrebbe dovuto integrarsi con altre realtà presenti sul territorio modenese (vedi Caritas, Patronato Figli del Popolo…) fra l’altro neppure operanti nello “stesso ambito di attività”.
L’unificazione con altri Enti fu quindi scartata per non compromettere l’autonomia della Scuola che avrebbe dovuto sciogliersi in una struttura ove la rappresentanza nell’Organismo dirigente principale (Assemblea dei soci) sarebbe stata “commisurata all’entità delle attività e dei patrimoni conferiti” sulla base di apposite quote stabilite dalla Legislazione regionale (e quindi assolutamente minoritaria). Apparve infatti chiaro a tutti che il governo e la gestione della Scuola si sarebbe allontanata dagli utenti serviti. La Scuola, in pratica, avrebbe perso la sua autonomia funzionale e ciò non sarebbe stato bilanciato dall’acquisizione di una maggior certezza e solidità economica nella gestione dei servizi.
All’interno del CdA dell’epoca la discussione fu intensa e non mancarono ipotesi “attendiste” anche se queste alla fine si sarebbero scontrate con il potere di surroga esercitato dalla Regione Emilia-Romagna.
Prevalse quindi l’idea di trasformare l’IPAB in Fondazione di diritto privato, ipotesi questa supportata dal parere favorevole del Comune di Modena, dalle principali forze politiche locali ed avvalorata, per ultimo, dalla presenza in città di una realtà di diritto privato operante nel settore dell’erogazione di servizi per la prima infanzia, la Scuola materna Don Milani, ex IPAB e già Fondazione dalla fine degli anni ’90.
La trasformazione in Fondazione di diritto privato assicurava il rispetto della originaria volontà del fondatore; le finalità della Scuola, così come previste dallo Statuto in vigore; la composizione del Consiglio di Amministrazione; la piena autonomia statutaria, gestionale e patrimoniale della Scuola.
Il percorso di trasformazione proseguì con la predisposizione di un nuovo Statuto, più consono alle esigenze di gestione di un Ente privato e si concluse nel 2009 con l’approvazione, da parte della Regione Emilia Romagna, della trasformazione dell’IPAB Scuola materna G. Raisini in Fondazione di diritto privato. (Decreto della Giunta Regionale num. 76 del 23/03/2009).
PIANO DI ZONA DELLA CITTÀ DI MODENA 2005-2007